L'air de Rien Spumante Rosé 2020

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€33,00

Francia - Valle della Loira

Varietà di uva: Gamay

Capacità: 75 cl

Contenuto di alcol: 12.0°

2020

Vino rosé spumante naturale della Loira ottenuto da Gamay, vinificato senza additivi.

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X

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Potente

Girare

Salinità

Asciutto

Tannico

Teso

Profilo tecnico



Caraffa: NO
Potenziale di invecchiamento: 5-10 anni
Temperatura di servizio: 10-12°C
Vinificazione: Prodotto tramite spremitura diretta, offre un'espressione minerale e fruttata, pur mantenendo tensione e... Una vinificazione sobria per una chiara lettura del terroir.
Terreno:

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L'Air de Rien Rosé Spumante 2020

Jérome Lambert


Nonostante il nome, L'Air de Rien non manca di ossigeno, con una buona dose di bollicine, effervescenza, piacere e colore. Si tratta di un rosé naturale spumante dal bel colore chiaro, con sentori di ciliegia Montmorency e fragola. Intensamente rinfrescante, con delicati aromi minerali e numerosi piccoli frutti rossi, nobilitati da una delicata nota amarognola che aggiunge un tocco in più a questo splendido vino, con scorza d'arancia dolce sul finale. Questo delizioso e delicato vino proviene da uve Gamay raccolte a mano su terreni scistosi e argilloso-calcarei. La vendemmia avviene tramite pressatura diretta e il vino affina sui lieviti prima della sboccatura.

Per saperne di più


Nella sua tenuta di quattro ettari, interamente biologica e coltivata a Chenin, Grolleau, Gamay e Cabernet Franc, Jérôme è tanto un viticoltore quanto un agricoltore: alleva polli, maiali, pecore e prende molto sul serio questa attività mista, a cui si unisce la produzione di salumi tipici angioini. Il suo Eden della Loira, infatti, si trova nel sud dell'Angiò, a Rablay-sur-Layon. Figlio di un viticoltore, fin da bambino si divertiva già a raccogliere l'uva, pigiarla e lasciarla fermentare. La voglia di fare vino, infatti, non lo ha mai abbandonato: nel 2003 si è messo in gioco, ha partecipato alla potatura delle viti da Philippe Cesbron e ha colto l'occasione per cimentarsi con alcune uve donate dai viticoltori locali. L'anno successivo, la sua avventura iniziò davvero con venti ettari di vigne, ma sebbene la sua tenuta crescesse di anno in anno, non avrebbe raggiunto un ettaro per altri quindici anni. Nel 2003, scoprì che l'aggiunta di solfiti era dannosa per i vini: non ne aggiunse mai di più ed era pienamente soddisfatto del risultato, senza fare troppo rumore intorno a sé. Solo poco dopo venne a conoscenza dell'esistenza dei vini naturali e capì di non essere il solo. Tutte le sue annate da allora sono state senza solfiti aggiunti, e sono comunque semplici, bevibili e impeccabili. Per lui, persino il legno delle botti è un additivo; questo dimostra l'attenzione che presta alla naturalezza e alla verità del vitigno.